sabato 6 marzo 2010

Susan

 


Era il selvatico, il tribale che mi portava sul tuo albero
L’ incolto furore gocciolava da ogni movimento nel tono
alto della tua passione,  nel gesto, la parola, Susan

Dirò t’amavo e t’amavo davvero nerazzurro d’Africa
sorpresa ogni momento, nel caffelatte, nel pettinarmi
nell’avvolgermi di braccia e seno dietro le conchiglie quasi
flaccide del tigre innamorato e tu, cucciolo dagli artigli d’aquila
ti mostravi al cuore con tutte le tue eliche, succinta e attesa
come la sera alla finestra prima della sera

Era il chiaroscuro o forse le punte dei tuoi sguardi
a squarciare il buio col gemito d’amore, seme mai esposto
agli occhi ma antico dentro l’anima.

Nei tessuti delle favole s’intrecciavano le dive che moltiplicavi
ad ogni bacio regina d’alveare, nervo disteso della mia preghiera
alba e notte e nuovamente alba sotto le ciglia maliziose
Soccorrimi ché muoio di pazienza,  quando sotto quei vestiti
fonde il bronzo e gelano correnti: Torna, nera dismisura
soccorrimi che di pazienza muoio

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